Distrutta la vecchia città romana in seguito a guerre e per altri motivi a noi non noti, sorse, ad opera dei profughi, il nuovo borgo, alla confluenza dei torrenti Mondalavia e Cucetta, in una località salubre e naturalmente più facile alla difesa, nucleo primitivo dell’attuale città.
Il dominio vescovile
Prese la denominazione di Bene, derivazione dell’antica Bagienna, e presto prosperò tanto che nel 901, quando l’imperatore Ludovico III l’assegnò in possesso temporale al vescovo di Asti, era munita di Corte imperiale e di Pieve (parrocchia) e aveva un territorio vastissimo (circa 7.500 ettari), assai maggiore dell’attuale.
Il dominio vescovile durò 500 anni con interruzioni tra le quali merita di essere ricordato il periodo di reggimento a libero Comune nella prima metà del secolo XIII. Allora Bene faceva alleanze e guerre ed era trattata alla pari dei maggiori comuni e principati dell’Alto Piemonte.
I Savoia e i Costa
Nel 1387 Amedeo di Savoia, principe di Acaja, dopo aspra lotta e dopo aver distrutto e rovinato le mura cittadine ed il castello s’impadronisce di Bene: ha così inizio la dominazione dei Savoia che fu, compatibilmente coi tempi, apportatrice di pace e di prosperità.
Nel secolo successivo inizia il dominio feudale dei Costa di Chieri (23 Agosto 1413) con l’infeudazione, da parte dell’ultimo degli Acaja, di Trinità, Carrù e Bene a Lodovico Costa, patrizio di Chieri, suo fedele vassallo.
Della stessa famiglia fece parte la Beata contessa Paola Cambara da Brescia, moglie di Lodovico Antonio Costa, morta nel 1515 di cui si conserva tuttora, nella Chiesa di San Francesco, la venerata salma.
La trasformazione di Bene
Sotto il dominio dei Costa vengono compiuti importanti lavori di dissodamento e di irrigazione e la città prende, nelle sue vie e nei suoi edifici; l’aspetto che conserva ancora oggi. Il potere dei conti di Bene si infiacchì però negli ultimi tempi (verso il 1550-1560) a causa dell’alleanza con i Francesi nella guerra contro gli Spagnoli. Con l’aiuto di Francesco I re di Francia, Giovanni Lodovico Costa, conte di Bene, fece fortificare la città sui disegni di Francesco Horologi da Vicenza, nel decennio di tregua stabilitasi a Nizza nel 1538 tra il re di Francia e l’imperatore Carlo V. Bene venne cinta di fortificazioni con l’abbattimento dei borghi esterni (è di questo periodo l’abbattimento della chiesa della Rocchetta) e fatta sede di un forte presidio forestiero.
Di nuovo ai Savoia
Quando Emanuele Filiberto, dopo la pace di Cateau-Cambresis (1559), rientra nei suoi possessi, anche Bene viene reintegrata nel ducato di Savoia. Il conte Costa è costretto a “cangiare” Bene con i contadi di Pont di Vesle e di Castiglione d’Ombres e il 12 Agosto 1561 i delegati del Comune di Bene devono pagare ad Emanuele Filiberto 12.000 scudi d’oro d’Italia per essere “liberati” dalla signoria dei Costa e per non dover essere infeudati o alienati “ad alcuno qual non fosse principe di Piemonte” (come risulta dalle carte conservate nell’archivio del Comune).
Nel secolo XVII le fortificazioni erette nel precedente (e delle quali molte ancora restano al presente) ne fecero una piazzaforte importante che ebbe peso nelle lotte del tempo. Nel 1614 il castello fu visitato dal capitano Ascanio Vittozzi, ingegnere di Carlo Emanuele I, e su suo parere, venne ‘ristorato’ nel 1615 e 1616 a spese di Bene e dei Comuni di Clavesana, Farigliano, Piozzo, Carrù, Trinità e Salmour.
Assediata dai Francesi
Il conte di Harcourt pose con i suoi Francesi assedio a Bene nel 1641 e l’ebbe dopo aver vinto l’accanita resistenza della guarnigione e della popolazione: la città sofferse molto nelle persone e negli averi e venne appiccato il fuoco a molte case. Bene si andava in seguito nobilitando per l’istituzione della collegiata dei canonici per gli ordini religiosi che vi avevano sede e per le illustri famiglie che vi abitavano. Ebbe il titolo di città nel secolo XVII; infatti, Carlo Emanuele I (regnò tra il 1580 e il 1630) accordò spontaneamente ai ‘fedelissimi di Bene’ il nome ed il grado di Città Ducale, come appare dallo stemma a lei concesso con l’eloquente araldico motto: deo et principi. Nel 1763 ‘dall’invittissimo re Carlo Emanuele III in appannaggio a S.A.R. Benedetto Maria Maurizio di Savoia, duca del Chiablese e per accrescere maggior pregio a cotal investitura feudale..’ Bene fu innalzata a Principato.